Consigli fotografici
CEWE Photo Award 2025: le interviste ai vincitori italiani
Tra i premi in palio dal 31° al 1000° posto, 45 di questi sono stati vinti da fotografi e fotografe italiane. In una breve intervista, alcuni di loro ci hanno raccontato storie, esperienze e consigli sul mondo della fotografia. Leggili qui.
Dal 6 maggio 2024 al 31 maggio 2025, si è svolta una nuova edizione del nostro concorso fotografico CEWE Photo Award che, grazie alle 656.738 foto inviate, si è riconfermato il contest più grande al mondo. Tra queste, 15.336 sono state inviate da fotografi e fotografe italiane.
Ad oggi (fine settembre 2025), i 1.000 vincitori degli altrettanti premi in palio sono già stati contattati e, tra questi, 45 sono italiani.
In una breve intervista, alcuni di loro ci hanno raccontato del loro scatto e hanno risposto ad alcune domande legate alle loro esperienze e consigli dedicati al mondo della fotografia. In questo articolo ti riveliamo alcune delle loro risposte.
Luigi Carta
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Ero in Kenya, al Masai Mara per seguire la grande migrazione. Girando per il parco, ad un certo momento un ghepardo è salito sopra un cumulo di terra, come fanno spesso e siccome era in ottima luce e lo sfondo era scuro per l’avvicinarsi di un temporale, ho scattato alcune foto.
Cosa significa questa foto per te?
La foto è particolarmente indicativa delle condizioni di luce che possono apparire e scomparire velocemente. Inoltre, mi dà il senso della grandezza e dell’infinito del territorio.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
La tranquillità dell’animale, la luce abbastanza calda, il contrasto tra la savana e il cielo plumbeo.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Di scattare il più possibile. Attrezzatura e tecniche vengono con il tempo: quando si sente che si ha bisogno di un particolare obbiettivo è ora di procurarselo, altrimenti è meglio risparmiare e andare a fare foto. Non ultimo, realizzare stampe per la propria soddisfazione e perché una stampa resiste nel tempo più di un file elettronico!
Deborah Cortelazzi
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Ho realizzato questo scatto all’Academia Cremonensis, a Cremona, durante una sessione privata del celebre violinista di fama mondiale Iskandar Widjaja. Mi trovavo lì per un reportage che documentasse la sua preparazione in vista del concerto serale presso l’Auditorium del Museo del Violino. Suonava uno Stradivari “Stephen” del 1690 e, durante il riscaldamento, sono rimasta colpita dal modo in cui la luce naturale filtrava dalla finestra, incontrandosi con gli splendidi affreschi sullo sfondo. In quell'istante ho sentito l’esigenza di immortalare questo momento sospeso, in cui musica, arte e luce si fondono.
Cosa significa questa foto per te?
Per me questa fotografia rappresenta un’opportunità preziosa. Non solo l’incontro con un musicista straordinario, ma anche la possibilità di raccontare rigore, estetica e naturalezza in un’unica immagine. È uno dei miei scatti di reportage preferiti, a cui sono profondamente legata.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
Quello che amo di più è la luce naturale che entra dalla finestra principale, creando morbidi giochi chiaroscurali. Inoltre, la location ha reso possibile un effetto che definirei “un quadro nel quadro”: l’affresco alle spalle di Iskandar, unito alla sua posizione centrale nella composizione, dona all'immagine una forte armonia visiva, quasi pittorica.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Il mio consiglio è di lasciarsi ispirare e sperimentare, andando oltre le regole e oltre i cliché. Reinventarsi, ampliare i punti di vista e visitare mostre arricchisce enormemente il proprio bagaglio visivo e culturale. È fondamentale confrontarsi in modo costruttivo con altri
fotografi, ascoltare pareri differenti e crescere attraverso il dialogo. Infine, suggerisco di provare tutti i generi fotografici: solo così si può capire davvero quale sia la propria strada e sviluppare un linguaggio personale.
Alessandro Malaguti
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Durante il gelido inverno in Siberia, ho avuto l’occasione di convivere per alcuni giorni con i Nenets, un popolo nomade di origine mongola che alleva renne nella tundra. Quel giorno il vento soffiava forte e il termometro toccava i 50 gradi sotto zero. I Nenet si stavano preparando ad affrontare una delle tante migrazioni alla ricerca di nuovi pascoli per le renne. Prima di smontare il loro accampamento, composto da un paio di tende a forma di cono ricoperte da pellicce di renna, una donna sistemò con delicatezza Roman, il figlio di 3 anni, su una slitta. Lo avvolse in più strati di pellicce di renna per proteggerlo dal gelo che tagliava il respiro. È stato un momento unico e intenso, non solo si è impresso nella mia mente, ma ho deciso di immortalarlo anche in uno scatto.
Cosa significa questa foto per te?
Questa per me non è solo una fotografia, è anche una testimonianza di tradizioni, volti e della cultura di un popolo che rischia di scomparire, minacciato dal rapido avanzare del mondo moderno e dai cambiamenti climatici.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
Quando scatto, cerco di cogliere le emozioni entrando in empatia con il soggetto. Credo che sia proprio questa connessione a rendere una fotografia davvero interessante.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Una cosa che dico sempre a chi muove i primi passi con la fotografia è, che non serve acquistare l’ultimo modello di macchina fotografica per ottenere foto bellissime, è come guidare una Ferrari senza sapere come si guida. Ricordate “la foto la fa il fotografo, non la macchina fotografica! Al massimo la macchina fotografica vi può aiutare a realizzarla”. Anche con attrezzature non professionali si possono scattare fotografie straordinarie.
Ci vuole tempo per esercitarsi e pazienza. Col tempo e la pratica riuscirete a trovare la strada che più vi rappresenta. Perseverate e liberate la vostra creatività!
Antonio Mercandante
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Ero in viaggio per lavoro, stavo attraversando lo Stretto di Messina con un traghetto di linea.
Durante la breve traversata la mia attenzione si è soffermata su due suore che ammiravano il panorama del lato Siciliano dal ponte del traghetto. Quando le due suore si sono accostate a uno strano tubo che portava i loro stessi colori, ho visto la foto che ho scattato.
Cosa significa questa foto per te?
Questa foto per me significa giocare con le interazioni tra cose e persone, osservare attivamente quello che mi circonda per cogliere e godere della bellezza che a uno sguardo meno attento potrebbe scorrere via inosservato.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
In questa foto mi piace particolarmente il gioco tra forme e colori che a seconda della lettura porta il numero delle suore a tre oppure un terzo elemento che sotto camuffamento spia le due suore.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Consiglio a tutti di praticare la fotografia regolarmente e di approfondire questo meraviglioso linguaggio. L’occhio del fotografo è un qualcosa che migliora e si evolve con la pratica e lo studio. Praticare con passione e costanza regala gioia e soddisfazione. Inoltre consiglio di stampare le proprie foto migliori regolarmente perché quello che non viene stampato non è una foto ma solo un’immagine.
Giovanni Allievi
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Seguo le mareggiate del Mar Ligure da quasi 30 anni. Lo scatto è stato fatto a Varigotti (SV).
Cosa significa questa foto per te?
La forza e l’imprevedibilità del mare in tempesta.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
La forma particolare dell’onda.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Un unico consiglio: perseveranza!
Paolo Barbarini
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Questa foto nasce nel mio primo anno di sperimentazioni più “approfondite” dei paesaggi notturni. Conoscendo molto bene il luogo dello scatto, un piccolo bacino creato da pochi anni a San Martino di Castrozza, appena sotto a Malga Ces, come riserva per gli impianti di innevamento artificiale, ho studiato bene a priori il punto di ripresa e l’inquadratura e poi aspettato una nottata sufficientemente serena. Il punto di ripresa con l’ottima vista sulla catena delle Pale riflessa nel laghetto, e la particolarità della forte luce proveniente dal paese sottostante che illuminava le montagne sapevo mi avrebbe garantito uno scatto interessante.
Cosa significa questa foto per te?
Vado in vacanza a S.Martino da quando sono nato, e questo punto è diventato uno dei miei “luoghi fotografici del cuore” per foto di tramonto e notturne. In particolare di notte trasmette un senso di placida bellezza che mi dà una sensazione di pace e di meraviglia, che spero di trasmettere a chi guarda le foto.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
Mi piace, oltre all’inquadratura che dopo tanti esperimenti ritengo una delle migliori per questa location, l’equilibrio delle luci che sono riuscito a ottenere. Infatti, oltre a sfruttare la forte illuminazione sulle montagne proveniente dal paese, sono intervenuto durante i secondi di esposizione a illuminare leggermente con una pila-torcia potente alcune parti del paesaggio (le zone a sinistra e destra di bosco nella foto, e tutta la staccionata) proprio per meglio equilibrare le luci. In particolare la staccionata così illuminata crea una forte “guida” per lo sguardo all’interno della foto. Questo mi è costato parecchi tentativi ed esperimenti, dovendo stare comunque in una ventina di secondi di esposizione per non “ovalizzare” le stelle.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
I consigli che dò sempre in lezioni o workshop nei circoli fotografici che frequento sono di interessarsi, leggere, sperimentare, guardare mostre… capire e “leggere” le fotografie. Approfondire questo mondo prima di spendere troppi soldi in attrezzature, perché la bella foto la fanno gli occhi e la testa del fotografo, non la macchina e l’obiettivo (che però uno deve conoscere e saper usare alla perfezione).
Sonja Messner
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
La foto è nata durante una passeggiata a Bodhgaya, in India. Amo fotografare le persone nella loro vita quotidiana e, quel giorno, ho incontrato un gruppo di bambini che erano felici di interagire con me e, soprattutto, di farsi fotografare. La loro spontaneità mi ha spinto a scattare.
Cosa significa questa foto per te?
Per me questa immagine rappresenta l’innocenza e la semplicità dei bambini. Mi ricorda quanto poco serva per essere felici e quanto la gioia autentica possa nascere dalle cose più semplici.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
Amo il modo naturale con cui la bambina sta mangiando, con le mani sporche, senza preoccuparsi di nulla. È un gesto semplice, ma racconta tanto della genuinità dell’infanzia.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
I miei consigli, da non esperta, sono innanzitutto di non cercare di copiare lo stile degli altri. È giusto lasciarsi ispirare e prendere spunti, ma la foto deve raccontare quello che hai visto tu e come lo hai percepito tu. Inoltre, scatta tanto: solo con la pratica continua si impara davvero e si trova il proprio sguardo unico.
Gianluca Gerardi
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Questa foto è nata durante uno shooting per un ristorante di Milano. Gli scatti erano per uso social e stavo raccontando il processo e l’amore che c’è dietro un’attività di ristorazione.
Cosa significa questa foto per te?
Ho scelto questo scatto perché i colori, i riflessi e l’olio che viene congelato nel movimento dal flash creano dinamismo e fermano l’attimo, consentendomi di ammirare sempre tutti i particolari. Mi dona la possibilità di soffermarmi a osservare i ricordi di quel momento in cui ho scattato.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
Sicuramente l’olio che scivola dal cucchiaio. Congelare i movimenti con il flash è una cosa che amo fare particolarmente.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Consiglio di abbracciare il processo e di avere sempre una mentalità aperta. Si parte dalle proprie passioni e da lì si costruisce, ma una mentalità aperta ti consentirà di scoprire nuovi ambiti fotografici e di crearti un’identità e uno stile solo ed esclusivamente praticando, studiando e osservando. La fotografia, come la vita, è un mix di tanti fattori e ogni percorso ha la sua storia…
Massimiliano Sticca
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
La foto “Fox and Snow” è stata scattata durante una camminata invernale in montagna, in un paesaggio completamente avvolto dalla neve. All’improvviso ho notato questa volpe, che spiccava con il suo colore caldo nel candore dell’ambiente. La scena mi ha colpito per il contrasto naturale tra l’animale e la neve e ho voluto immortalare la sua resilienza.
Cosa significa questa foto per te?
Rappresenta il contrasto tra il candore della neve e la perseveranza della volpe nel sopravvivere alle intemperie. La volpe nel bianco assoluto diventa simbolo di resilienza solitaria che trovo affascinante. È un’immagine che mi ricorda quanto siamo piccoli di fronte
alla natura, ma anche quanto possiamo farne parte se impariamo a osservare in silenzio.
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
La semplicità minimalista della composizione: la neve diventa una tela bianca e la volpe la interrompe con grazia. L’armonia tra vuoto e presenza.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Non avere fretta. Osservare attentamente prima di scattare. Cercare la luce, ma anche l’ombra. La tecnica è fondamentale, ma anche l’emozione. Fotografare per sé stessi, non per compiacere gli altri: è così che nasce una voce autentica. Se si vuole diventare fotografi, non conta sembrare fighi sui social: bisogna studiare e comprendere davvero la fotografia, conoscerne la storia e i grandi maestri, per poter poi trovare un proprio linguaggio personale.
Marco Carra
Com’è nata questa foto? Dove ti trovavi e cosa ti ha portato a scattare?
Ero in Uganda per il trekking con i gorilla, un sogno che coltivavo da anni.
Cosa significa questa foto per te?
E’ il coronamento di uno dei miei sogni. Trovarmi faccia a faccia con questo primate ed essere riuscito a portarmi a casa questo scatto, è stata un’emozione incredibile
Cosa ti piace particolarmente della tua foto?
Sicuramente gli occhi. Quando incroci il tuo sguardo con un gorilla non puoi rimanere indifferente. E’ una sensazione quasi mistica e primordiale.
Che consigli hai per chi si approccia al mondo della fotografia?
Mi sento ancora un neofita in questo mondo quindi non mi sento di dare troppi consigli se non quello di divertirsi il più possibile. Alla fine la fotografia è un mezzo che utilizziamo per trasmettere le emozioni che proviamo in un determinato momento 😊